martedì 21 settembre 2010

Antoni Gaudí i Cornet


Antoni Gaudí i Cornet nacque nel 1852 a Reus, nelle vicinanze di Tarragona. Studiò a Reus e a Barcellona e sin dal 1869 si interessò di restauro, collaborando con vari architetti spagnoli e studiando l’opera di Viollet-le-Duc.
Del 1878 è la sua prima costruzione, la casa Vincens a Barcellona, in cui già si notano il suo amore per le architetture gotiche e moresche e il suo gusto per l’esuberante decorazione, ancor più evidenti nella successiva costruzione, il palazzo Guëll (1885-1889), anch’ esso a Barcellona, grandioso complesso, oggi in parte modificato.
Nel 1883 iniziò i lavori della chiesa della Sagrada Familia, sempre a Barcellona, che è il suo capolavoro, rimasto incompiuto. L’edificio è una geniale espressione di gusto neogotico e floreale; delle dodici torri previste, solo quattro furono compiute.
Progettò quindi la villa El Capricho a Comillas (1883-1885), costruì il già ricordato palazzo Guëll e il collegio delle Teresine a Barcellona, l’arcivescovado di Astorga, la Casa de los Botines (1892-1894) e la cappella Guëll a Santa Coloma, notevole per l’uso delle vetrate e delle maioliche colorate e per le originali soluzioni strutturali. La maiolica ebbe poi vasto impiego nel parco Guëll a Barcellona, opera famosa per la sua attraente originalità; qui l’ architetto abitò fino alla morte, che avvenne nel 1926. Morì investito da un tram, lasciando incompiute molte opere.
Ultime sue opere furono i lavori di restauro per la cattedrale di Maiorca, la costruzione della villa di Bellesguard (1900-1902) e delle case Batllò e Milà a Barcellona, ove prevalgono ritmi ondulati. 
Antoni Gaudí fu, insieme agli architetti belgi Victor Horta e Henry van de Velde e allo scozzese Charles Rennie Mackintosh, uno dei maggiori rappresentanti del movimento chiamato Art Nouveau. L’Art Nouveau
Gli anni di passaggio dall'Ottocento al Novecento sono contrassegnati da una crisi profonda. Da un lato prosegue l'ottimistica fede nel progresso scientifico, che appare inarrestabile e tale da portare a soluzione ogni problema umano. D'altro canto però ci si rende conto che questa "felicità" universale è solo apparente. Se la borghesia al potere è ricca, lo è sfruttando il lavoro delle classi subalterne, costrette a lottare per conquistare una migliore qualità di vita. E il progresso tecnico non è necessariamente legato al processo dell'umanità, anzi rischia di meccanizzare l'uomo uccidendone la spiritualità, cosicché sarà necessario, invece che considerare la tecnica come fine a se stessa cercare un "supplemento d'anima". È questa una delle aspirazioni di quella corrente culturale, che si manifesta dapprima e soprattutto in Francia, detta "decadentismo". È in questo clima decadente che nasce e si diffonde in tutta Europa il movimento detto Art Nouveau nei paesi di lingua francese, Modern style in Inghilterra, Modernismo in Spagna, Jugendstil in Germania, Liberty o Floreale in Italia. Dal punto di vista sociologico l'Art Nouveau è un fenomeno nuovo, imponente, complesso che dovrebbe soddisfare quello che si crede essere il "bisogno d'arte" della comunità intera. Interessa tutte le categorie del costume: l'urbanistica di interi quartieri, l'edilizia in tutte le sue tipologie, l'arredamento, urbano e domestico, l'arte decorativa e figurativa, la suppellettile, l'abbigliamento, l'ornamento personale, lo spettacolo. Per il modo in cui si diffonde è una vera e propria moda: nel senso e con tutta l'importanza che la moda assume in una società industriale anche economicamente. È il gusto della borghesia moderna, spregiudicata, entusiasta del progresso industriale, che considera un suo privilegio intellettuale, a cui corrispondono anche responsabilità sociali. 
 

Il Parco Guëll Una delle questioni più dibattute nel Novecento è quella dell’unità o della distinzione delle arti: se cioè le arti siano tecniche diverse con cui si realizza un valore unico e supremo, l’arte, o se ciascuna di esse realizzi valori distinti. Il problema è connesso con quello del rapporto delle tecniche artistiche con la tecnologia del tempo e con quello della funzione dell’arte nel mondo attuale. Nell’Art Nouveau prevale generalmente la tesi idealistica della dipendenza di tutte le arti, anche per Gaudì: ma con la differenza che l’unità è, piuttosto, unione. L’occasione per sperimentare la possibilità di questa somma (e non sintesi) è il Parco Guëll, che nell’ idea del committente doveva rientrare nel piano urbanistico di una città-giardino, alle porte di Barcellona. Il tema che Gaudì si propone è l’integrazione reciproca delle forme artistiche e delle forme naturali. Lo svolgimento riflette l’assunto religioso, che per Gaudì è fondamentale, indipendentemente dalle finalità della costruzione. Le forme della creazione sono infinitamente varie; poiché ogni freno imposto alla fantasia è un limite alla varietà delle forme, soltanto lasciando via libera alla fantasia si raggiunge quell’infinita varietà di forme che realizza l’accordo con la varietà infinita delle forme naturali.
Poiché la tecnica è al servizio della fantasia e la fantasia non ha limiti, i problemi tecnici che Gaudì deve affrontare sono più difficili di quelli inerenti ad una tecnica al servizio della ragione: non solo Gaudì è al corrente di tutte le novità tecniche del suo tempo, ma intende superarle, proprio per dimostrare che la tecnica ha un’ importanza relativa. Il Parco Guëll ha manifestamente un carattere ludico. La tecnica deve permettere la libertà assoluta del gioco. Le costruzioni sono volutamente pericolanti e sbilenche, sembrano sul punto di crollare o, poiché sembrano fatte di materiale molle, di sciogliersi come neve al sole. Stanno su per miracolo, e naturalmente è la tecnica dell’artista che fa il miracolo. Non soltanto Gaudì riunisce l’opera del costruttore, che definisce le strutture, quella dello scultore, che modella le masse, e quella del pittore, che qualifica le superfici mediante il colore; ma fa confluire nell’opera molte specialità dell’artigianato: mosaico, ceramica, ferro battuto, ecc. Ricostruisce così il tipo del cantiere medievale, in cui l’artista era il capo delle maestranze e non agiva come progettista, ma come un direttore d’ orchestra. 


 
La Sagrada Familia Il monumentale edificio del Temple Espiatori de la Sagrada Familia è l’opera più famosa di Gaudí, e più rappresentativa del suo genio, tanto da convertirsi negli anni in uno dei simboli più famosi di Barcellona. Il cantiere della chiesa aprì nel 1883, sul sito di un progetto neogotico precedente, e Gaudí vi installò il suo studio e praticamente vi si trasferì. L’artista catalano dedicò alla costruzione della Sagrada Familia, che doveva incarnare la sintesi del suo pensiero architettonico, tutta l’ultima parte della vita, profondendovi il suo spiccato sentimento religioso. Dopo la morte di Gaudí, nel 1926, i lavori continuarono, ma dovettero interrompersi negli anni della Guerra Civile Spagnola. Nel 1936, le note e gli appunti originari di Gaudí andarono perduti nel corso di un bombardamento. La costruzione dell’opera riprese nel 1952, e nel mondo dell’architettura si aprì un accanito dibattito sulla validità dei disegni e delle maquettes utilizzate per proseguire i lavori. Il progetto originario prevedeva tre facciate rispettivamente dedicate alla nascita, crocifissione e risurrezione di Gesù, e 18 torri destinate a rappresentare, oltre alla figura del Cristo, i dodici Apostoli, i quattro Evangelisti, e la Vergine Maria. L’unica facciata ultimata personalmente da Gaudí è quella della Natività, sul lato est mentre quella della Passione ad ovest, con le sue quattro torri, venne portata a termine tra il 1954 e il 1976. Nel 1987 lo scultore Josep M. Subirachs si unì al progetto. Oggi, il cantiere della Sagrada Familia è un sito di grande attrazione turistica, completato da un piccolo Museo, dove vengono illustrate ai visitatori le varie fasi, presente e future, della costruzione della cattedrale. Senza contare che dalle torri già ultimate si gode una bellissima vista di Barcellona.  

 

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