venerdì 11 dicembre 2009

La percezione dello straniero nella letteratura e nell’arte esame di stato 2008-2009 tipologia B


La percezione dello straniero nella letteratura e nell’arte
Aristotele definiva l’uomo come un animale politico, ovvero un essere che, per rimanere tale, aveva bisogno di vivere e interagire con gli altri uomini tuttavia questa convivenza non è sempre pacifica, ma caratterizzata dal conflitto e dalla limitazione delle libertà altrui. Tale conflitto aumenta quando l'altro è diverso noi per origini e cultura in questo caso l'altro è sentito come una vera e propria minaccia ne è una tesimonianza la persecuzione delgi ebrei, durante la seconda guerra modniale: l’ebreo era visto come altro dalla nazione tedesca, per questo pericoloso e quindi questa diversità esige una rimozione dell’altro. Ma a parte i grandi casi storici l’altro e la paura dell’altro è avvertita psicologicamente da ognuno di noi anche nella vita quotidiana e molti grandi letterati ed artisti si sono “ispirati” a questo sentimento dell’altro nelle loro opere: Come quel narciso che specchiandosi nello stagno si innamorò della propria immagine rifiutando tutto ciò che lo circondava rinchiudendosi nella propria immagine e rifiutando la morte.
Il Tema dello straniero in letteratura è presente sin dai testi più antichi, come nella Bibbia, dove la minaccia straniera non è espressa, ma è solo avvertita come nel passo del deutoronomio che cita “Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti comandò di fare questo. Quando fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo”.
Anche nell'odissea il protagonista dell'opera affronta varie peripezie che sono per lo più rappresentate dal diverso, dall'altro, ma egli stesso nelle terre in cui approdava rappresentava lo sconosciuto, lo straniero e per questo che Nausica gli dice che seppur straniero: «non sembri uomo stolto o malvagio, - Prerogativa tipica dello straniero - ma Zeus Olimpio, che divide la fortuna tra gli uomini, buoni e cattivi, a ciascuno come lui vuole, a te diede questa sorte, e tu la devi ad ogni modo sopportare». il tema dell'"esser sentito come una minaccia" solo perchè sconosciuto, è descritto anche dal Manzoni nei Promessi Sposi e nell'epoca più moderna dal poeta maledetto, Baudealire, che intitola una poesia proprio “Lo straniero”. Qui egli focalizza l'attenzione su un uomo “enigmatico” che non né figlio, madre o padre di nessuno, egli nn ha patria, ma che a,a solo le nuvole e la libertà priva di legami. Notiamo come in questa poesia e più uin generale in tutte le sue produzioni lo scrittore francese sente il disagio delle trasformazioni ottocentesce, egli sente per questo il bisogno di tornare alla società prima dell'industrializzazione e dell'uomo che si incontra con la natura. Questo male di vivere nei confronti della società che ci circonda sentita come alter e in modo distaccato torna anche in Pirandello. D'altra parte Pirandello è l'interprete maggiore della crisi esistenziale dell'uomo contemporaneo come si legge nel passo consigliato di “Novelle per un anno”
Lo straniero in altri autori, come Morante, è il militare che porta una legge nuova, è l'uomo nuova in una terra sconoscuta con cui non ha legami forti; tema che torna anche in Brown ne “La Sentinella”.
Da questi passi si passa poi al buon auspicio di Walcott che nel suo "amore dopo amore" auspica il ritorno ad un'epoca in cui tutti gli uomini si sentiranno amici e si vorranno bene, capendo che quello che prima percepivano come alter, lo straniero, altro nn era che il loro Io. Walcott per questo motivo pensa che in futuro tutti gli uomini si potrànno amare.

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