lunedì 21 dicembre 2009

Latino Seconda declinazione


Alla seconda declinazione appartengono sostantivi maschili, femminili e neutri con il tema in -o.


 Maschili e femminili in -us

I sostantivi maschili e femminili che al nominativo sing.ìolare escono in -us hanno la stessa flessione; il vocativo sing. ed il nominativo sing. non coincidono, come accade, invece, per tutte le altre declinazioni latine in cui le uscite dei due casi sono sempre simili; nell'esempio, hortus, i, l'orto (maschile):
Caso Singolare Plurale
Nominativo hortus horti
Genitivo horti hortorum
Dativo horto hortis
Accusativo hortum hortos
Vocativo horte horti
Ablativo horto hortis

Ci sono poi, tre nomi che sono neutri, ma che hanno le uscite dei casi retti (nominativo, accusativo e vocativo) in -us. Stiamo parlando di virus,-i (veleno); pelagus,-i (mare) e vulgus,-i (volgo). Per il plurale, questi nomi utilizzano altri sostantivi della terza declinazione.

Maschili in -er

Un gruppo di sostantivi solo maschili ha il nominativo singolare uscente in -er: essi seguono la stessa flessione dei sostantivi in -us tranne che per il vocativo singolare, che in questo caso è uguale al nominativo. Una parte di questi sostantivi mantiene la e del nominativo per tutta la declinazione (es. puer, pueri = fanciullo); un'altra parte, invece, la perde, ed è il gruppo più numeroso ( es. aper, apri = cinghiale
Caso Singolare Plurale
Nominativo puer pueri
Genitivo pueri puerorum
Dativo puero pueris
Accusativo puerum pueros
Vocativo puer pueri
Ablativo puero pueris
Caso Singolare Plurale
Nominativo aper apri
Genitivo apri aprorum
Dativo apro apris
Accusativo aprum apros
Vocativo aper apri
Ablativo apro apris

Neutri in -um

I sostantivi neutri hanno il nominativo in -um; bisogna ricordare che, come accade per tutti i sostantivi neutri di tutte le declinazioni, hanno i tre casi diretti (nominativo, accusativo e vocativo) con uscite simili sia nel singolare che nel plurale; per gli altri casi la flessione è identica a quella dei sostantivi femminili e maschili.
Caso Singolare Plurale
Nominativo bellum bella
Genitivo belli bellorum
Dativo bello bellis
Accusativo bellum bella
Vocativo bellum bella
Ablativo bello bellis

Vir

Alla 2^ declinazione appartiene anche un sostantivo, l'unico assieme ai suoi composti, con il nominativo singolare in -ir, vir, viri = l'uomo, la cui flessione è identica a quella dei sostantivi in -er:
Caso Singolare Plurale
Nominativo vir viri
Genitivo viri virorum
Dativo viro viris
Accusativo virum viros
Vocativo vir viri
Ablativo viro viris

Particolarità

Anche nella 2^ declinazione vi sono delle particolarità che riguardano sia i casi sia il numero.

Particolarità dei casi

Genitivo singolare
alcuni sostantivi che escono in -ius o in -ium possono avere oltre che la normale uscita in -ii anche un'uscita in -i (forma contratta).
Vocativo singolare
i nomi propri che al nominativo singolare escono in -ius ed i sostantivi filius, genius, oltre all'aggettivo possessivo meus invece della regolare uscita in -e presentano una uscita in -i (tranne Darius che esce regolarmente in -e, Darie).
Genitivo plurale
può essere in -um, invece che in -orum, in vir ed i suoi composti, nei nomi di monete o misure, nei nomi di popolo, ed altri sostantivi:
  • vir, virum (o virorum)
  • liberi, liberum (o liberorum)
  • deus, deum (o deorum)
  • Danai, Danaum (o Danaorum)
  • faber, fabrum (o fabrorum).

Particolarità del numero

Vi sono dei singularia tantum come:
  • aurum, i, (l'oro),
  • argentum, i, (l'argento),
  • pontus, i, (il mare);
e dei pluralia tantum come:
  • Argi, -orum ( Argo),
  • Delphi, -orum (Delfi),
  • liberi, -orum (i figli),
  • spolia, -orum (il bottino/le spoglie),
  • Superi, -orum (gli dèi Superni),
  • Inferi, -orum (gli dèi Inferi).

Origini

  • Nominativo singolare: poiché il tema di tutti i sostantivi di seconda era in -o, si aveva il nom. in -os, divenuto per oscuramento -us. Stesso discorso vale per i sostantivi in -er, che avendo originariamente il tema in -ro, nominativo -ros, con la caduta di -os finale sono divenuti in -er. Taluni si sono trasformati in -rus.
  • Genitivo singolare: già all'origine così, non ha subito trasformazioni.
  • Dativo singolare: era in -oi.
  • Accusativo singolare: era in -om, poi trasformatosi in -um per oscuramento.
  • Vocativo singolare: era uguale al puro tema, con apofonia vocalica qualitativa (alternanza o/e).
  • Ablativo singolare: era in -od ed ha subito la caduta della dentale finale di parola.
  • Noninativo plurale: Inizialmente in -oi, poi -ei, poi, ancora, contraendosi, è diventato -i, ma non per i sostantivi in -ius, che, non contraendo, sono rimasti in -ii.
  • Genitivo plurale: usciva in -om, ma si è trasformato in -orum per analogia con la 1^ declinazione.
  • Accusativo plurale: usciva in -ons, ma ha subito la caduta della nasale.


Latino Prima declinazione


La prima declinazione latina comprende soprattutto nomi femminili (come tabula), ma anche maschili (come poeta); non vi sono neutri. Ad essa appartengono i temi in -a, genitivo in -ae.

Declinazione

Maschili e femminili si declinano allo stesso modo. Seguono la prima declinazione anche gli aggettivi femminili di 1^ classe.
Caso Singolare Plurale
Nominativo rosă rosae
Genitivo rosae rosarum
Dativo rosae rosis
Accusativo rosam rosas
Vocativo rosă rosae
Ablativo rosā rosis

Particolarità

Le particolarità della prima declinazione riguardano sia i casi che il numero.
  • Genitivo singolare: il sostantivo familia, in alcune espressioni di carattere giuridico, può avere accanto alla più comune uscita in -ae del gen. sing. un' uscita più antica in -as (pater familias, mater familias, filius familias, ecc.).
  • Genitivo plurale: vi sono dei sostantivi, di origine greca, che possono avere il gen. plur. in -um anziché in -arum (amphora, amphorum ma anche amphorarum; drachma, drachmum ma anche drachmarum); anche i sostantivi con il suffisso -cola oppure -gena possono avere il gen. plur. in -um oppure in -arum ( caelicola, caelicolum o caelicorarum; graiugena, graiugenum o graiugenarum).
  • Dativo plurale e ablativo plurale: sono in -abus piuttosto che in -is in alcuni sostantivi per distinguerli dagli equivalenti maschili della seconda declinazione (che avrebbero anch'essi il dativo/ablativo in -is): filia, dea, liberta, mula, equa, ecc.

Pluralia e singolaria tantum

Alcuni sostantivi latini sono declinati soltanto al plurale (pluralia tantum). Ogni cosa riferita ad un pluralia tantum va concordata con questo, quindi al plurale, verbo compreso se ne è il soggetto: nel tradurlo però bisognerà ricordare che in realtà esso è, il più delle volte, singolare.
Sul dizionario sono riportati nella sola forma che essi hanno, cioè, il plurale:
  • scalae, arum = la scala
  • divitiae, arum = la ricchezza
  • insidiae, arum = agguato, insidia
  • nuptiae, arum = le nozze
  • indutiae, arum = la tregua
  • epulae, arum = il banchetto
  • deliciae, arum = la delizia
Oltre ad alcuni sostantivi, vi sono nomi di città come Athenae, arum (Atene); Syracusae, arum (Siracusa); Thebae, arum (Tebe); Venetiae, arum (Venezia) ecc.
Molto spesso le città hanno nomi plurali in quanto sorsero inizialmente come somma di più quartieri distinti (da qui il plurale).

Parole che hanno significato diverso al singolare e al plurale

Alcune parole hanno significato differente a seconda che siano utilizzate al plurale o al singolare:
  • copia, ae = abbondanza – copiae, arum = truppe
  • littera, ae = lettera dell'alfabeto – litterae, arum = lettera (missiva), letteratura
  • vigilia, ae = veglia – vigiliae, arum = sentinelle
  • acqua,ae = acqua – aquae, arum = bagni ternali, sorgenti

Origini

  • Nominativo singolare: anche nei temi in "a" lunga, questa si è abbreviata.
  • Genitivo singolare: l'antico genitivo in -as è presente in alcuni arcaismi, successivamente il tema in "a" si fuse con la "i" del genitivo singolare della seconda declinazione ("a+i") e poi divenne "ae".
  • Dativo singolare: La desinenza "ae" deriva da un antico "ai".
  • Accusativo singolare: La "a" del tema più la "m" indoeuropea dell'accusativo ha dato esito "am".
  • Vocativo singolare: la "a" del tema era inizialmente lunga, poi, per analogia con il nominativo, è diventata breve.
  • Ablativo singolare: la desinenza "a" deriva da un antico "ad", con caduta della dentale dopo vocale lunga.
  • Nominativo plurale: La desinenza "ae" deriva probabilmente da "ai"
  • Genitivo plurale: Inizialmente "asom", poi la sibilante si è trasformata in rotante divenendo "arom" per rotacismo mentre la "o" si è trasformata in "u" divenendo "arum" per oscuramento della vocale.
  • Dativo/Ablativo plurale: La desinenza "ais", affine al greco, perde la "i" per monottongazione, ossia per contrazione.
  • Accusativo plurale: La desinenza più antica era "aṇs", poi la nasale "n" cadde davanti a "s".


Complementi latino


Soggetto

  • nominativo

Complemento oggetto

  • accusativo

Complemento di vocazione

  • (O +) vocativo

Complemento di specificazione

  • genitivo

Complemento di termine

  • dativo

Complemento predicativo del soggetto

  • nominativo

Complemento predicativo dell'oggetto

  • accusativo

Complemento di modo

  • Con solo il nome: cum + ablativo. Es: cum rosis
  • Con un aggettivo: ablativo o cum interposto. Es: magna diligentia; magna cum diligentia (magna = grande, diligentia = cura)
  • Con solo l'avverbio: recte (rettamente)

Complemento di mezzo o strumento

  • con cose: ablativo
  • con persone: per + accusativo

Complemento di compagnia e unione

  • cum + ablativo
  • ablativo semplice

Complemento di causa

  • causa interna: ablativo
  • causa esterna: ob o propter + accusativo
  • causa impediente, causa indipendente: prae + ablativo
  • causa o gratia + genitivo

Complemento di fine o scopo

  • ad + accusativo
  • causa/gratia + genitivo
  • dativo
  • in + accusativo

Complementi di luogo

Complemento di stato in luogo

  • in + ablativo
  • sub+accusativo/ablativo
  • apud+accusativo (presso)
  • inter + accusativo (tra)
  • domi (in patria)
  • post + accusativo (dietro/dopo)
  • ante + accusativo (davanti)
  • pro + ablativo (davanti)
  • genitivo
  • ablativo
caso locativo per nomi di piccole isole e nomi propri di città singolari della prima declinazione (desinenza -ae) e della seconda (desinenza -i) nomi plurali di città ablativo semplice; mentre per il resto (quindi sostantivi che appartengono alla prima e alla seconda declinazione plurale e alla terza quarta e quinta) si usa l'ablativo. Per i nomi domus e rus si usa il locativo (é uguale al genitivo)

Complemento di moto a luogo

  • Avvicinamento: ad + accusativo
  • Ingresso: in + accusativo
Con i nomi di città o piccola isola [per piccola isola si intede un'isola che contiene una sola città o agglomerato urbano definibile tale] (appartenenti a qualsiasi declinazione) si utilizza l'accusativo semplice.

Complemento di moto da luogo

  • Dall'interno all'esterno: e/ex + ablativo
  • Dall'alto al basso: de + ablativo
  • Allontanamento: a/ab + ablativo
Con nomi di città e piccola isola (di qualsiasi declinazione) non difettivi di singolare si utilizza l'ablativo semplice.

Complemento di moto per luogo

  • Passaggio obbligato: ablativo
  • Passaggio non obbligato: per + accusativo
trans (al di là, oltre),citra (al di qua),ultra (al di là)+ accusativo

Complemento di tempo

  • Tempo determinato: ablativo o ablativo semplice
  • Tempo continuato: per + accusativo o accusativo semplice

Complemento di abbondanza

  • ablativo

Complemento d'agente

  • a, ab + ablativo
  • dativo (nella perifrastica passiva)

Complemento di allontanamento/separazione

  • a, ab, e, ex + ablativo

Complemento di argomento

  • de + ablativo e nominativo (titoli dei libri)

Complemento di causa efficiente

  • ablativo

Complemento di delitto

  • genitivo
  • (de) + ablativo

Complemento di effetto

  • dativo

Complemento di età

  • accusativo
  • genitivo

Complemento di interesse

  • dativo

Complemento di limitazione

  • ablativo semplice

Complemento di materia

  • e, ex (de) + ablativo
o con aggettivo corrispondente concordato come attributo al nome cui si riferisce. ES. bacŭlum ligneum (il bastone di legno o legnoso)

Complemento di misura

  • ablativo

[Complemento di origine

  • a, ab, e, ex + ablativo

Complemento di paragone (2° termine di paragone)

  • ablativo
  • quam + il caso del primo termine di paragone

Complemento partitivo

  • genitivo
  • e, ex + ablativo
  • inter + accusativo

Complemento di privazione

  • (a, ab) + ablativo

Complemento di qualità

  • genitivo(qualità morali)
  • ablativo(qualità fisiche o transitorie)

Complemento di relazione

  • dativo

Complemento di prezzo

  • genitivo


Traduzione


Congiunzioni più comuni

Per avere un livello base nella traduzione di testi è necessario conoscere queste congiunzioni come minimo:
  • et = e
  • -que = e + parola o frase che si trova prima del -que
  • sed = ma

Consigli per la procedura da usare

Bisognerebbe iniziare a spezzare il periodo nelle varie proposizioni, evidenziando in modo diverso coordinate, principali e subordinate sottolineando verbi e congiunzioni. Tuttavia non stiamo ancora traducendo frasi complesse per cui basta spezzettare la frase nei vari complementi: per primi vanno individuati i verbi e di conseguenza il soggetto, che dovrà concordare con il verbo trovato. Dopodiché bisogna trovare prima eventuali complementi oggetti e poi tutti gli altri complementi, da sottolineare o mettere tra parentesi, fino a quando non è chiara la struttura della frase più in generale.
La traduzione parte dall' analisi del verbo: bisognerà individuarne modo, tempo, persona, diatesi (o forma) e, se ci si trova di fronte ad un verbo di foma attiva o deponente (cioè di forma passiva ma con significato attivo), se ne dovrà individuare il suo significato, ossia se esso sia transitivo, intransitivo oppure riflessivo. A questo punto, una volta individuato il soggetto, e nel caso ci si trovi di fronte ad un verbo transitivo, possiamo cercare il complemento oggetto (se espresso) per cercare di ridurre il campo lessicale del verbo (ciò che può significare un verbo). Ad esempio: "colo, is, ui, cultum, ere" significa "coltivare", ma anche "venerare", per cui trovando "colunt lunam" (da luna, ae, la luna) è ovvio che si tradurrà "venerano la Luna". Dopo l'oggetto vanno tradotti i complementi predicativi, quindi tutti gli altri complementi indiretti, se presenti nella frase.
Attenzione: solo una buona padronanza della grammatica italiana (oltre che di quella latina) del dizionario latino e l'utilizzo del buon senso potranno permettere delle ottime traduzioni.


Struttura grammaticale


Frase

La frase in latino, diversamente da quella italiana, segue quasi sempre l'ordine Soggetto>Complementi indiretti>Oggetto>Verbo Per esempio, Magister discipulo litteras docet, letteralmente significa "Il maestro all'alunno la letteratura insegna" , ma per l'ordine sintattico italiano si traduce "Il maestro insegna la letteratura all'alunno".

Sostantivi

Ci sono 5 declinazioni. Sono l'analogo delle coniugazioni dei verbi, ma riguardano i nomi. Un sostantivo cambia, infatti, a seconda della sua funzione nella frase. In più ci sono molti nomi irregolari (per lo più derivati da altre lingue).

Casi

Sono 6: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo e ablativo.
  • Nominativo: è il caso del soggetto e dei complementi predicativi (Il popolo di Roma ha eletto Marco console, Marco è stato eletto console dal popolo, Il gatto mangia il topo)
  • Genitivo: è per lo più il caso del complemento di specificazione (Il giardino di Mario)
  • Dativo: è principalmente usato per i complementi di termine (Spedisci la lettera a Elena)
  • Accusativo: è il caso del complemento oggetto, ma con varie preposizioni può diventare altri complementi (Il gatto mangia il topo)
  • Vocativo: è usato per il complemento di vocazione (o, Cesare, fermati!)
  • Ablativo: è usato per una moltitudine di complementi (compagnia, modo, mezzo, ecc.)
Per trovare un nome sul dizionario bisogna cercarne il nominativo. Il dizionario riporta anche il genitivo e le eventuali irregolarità, per capire a quale declinazione appartiene il sostantivo.

Aggettivi

Sono divisi in 2 classi: la prima segue prima e seconda declinazione, la seconda segue la terza declinazione dei sostantivi. sul dizionario si trova il nominativo singolare maschile, ma il paradigma che segue l'aggettivo contiene il nominativo singolare femminile e neutro.

Verbi

Ci sono 4 coniugazioni (are, ēre, ĕre, ire), più un gran numero di verbi irregolari, come eo o fero. Inoltre esiste anche la coniugazione mista (verbi in -io / -ĕre). In genere si studiano contemporaneamente prima, seconda, terza e quarta coniugazione e i verbi sum (essere) e possum (potere, un composto di sum). Sul dizionario si trova la prima persona singolare del presente (ad esempio amo), più le altre radici necessarie alla flessione (ad es. amo, as, avi, atum, are) che costituiscono il paradigma verbale, costituito da: prima persona singolare attiva del presente indicativo, seconda persona dello stesso tempo, prima persona del perfetto latino, supino (indeclinabile) e infinito presente attivo. Se, ad esempio, la radice del perfetto è irregolare, nel dizionario sarà presente la prima persona del perfetto attiva.

Complementi

I complementi in latino sono tantissimi:
quelli di luogo sono 5: stato in luogo, moto a luogo, moto da luogo, moto per luogo, locativo
  • STATO IN LUOGO: in + ablativo
  • MOTO A LUOGO: in/ad + accusativo
  • MOTO DA LUOGO: a/e/de + ablativo
  • MOTO PER LUOGO: per + accusativo
  • LOCATIVO: serve per indicare il luogo con i nomi di Città ed Isola; si traduce con il genitivo
ce ne sono molti altri, che si traducono con l'ablativo:
  • MEZZO [armis patriam defendo= difendo la patria con le armi]
  • CAUSA EFFICIENTE [inopia moveor= sono spinto dalla miseria]
  • MODO: [magna laetitia aram dearum orno= orno con gran gioia l'altare delle dee]
  • QUALITA' [puer eximia pulchritudine= un fanciullo di straordinaria bellezza]
  • LIMITAZIONE [peritus eloquentia= esperto di eloquenza]
  • CAUSA (oppure ob/propter + accusativo) [ira saepe homines errant= a causa dell'ira spesso gli uomini sbagliano]
con il dativo si traduce (oltre al complemento di termine):
  • VANTAGGIO [boni viri patriae pugnant= gli uomini buoni combattono per la patria]


L'alfabeto latino


L'alfabeto latino comprende le lettere: A, B, C, D, E, F, G, H, I, K, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, V, X, Y, Z. Alcune di queste non esistono in italiano.

Confronto con il greco

L'alfabeto arcaico greco, con alcune lettere che ormai non esistono più, è il seguente (lettere maiuscole): Α (a), Β (b), Γ (g dura), Δ (d), Ε (e breve), Ϝ (u di uovo), Ζ (z di zona), Η (e lunga), Θ (th inglese), Ι (i), Κ (c dura), Λ (l), Μ (m), Ν (n), Ξ (x), Ο (o breve), Π (p), Ϙ (c dura), Ρ (r), Σ (s), Τ (t), Υ (ü), Φ (f, ph), Χ (ch), Ψ (ps), Ω (o lunga), Ϡ (ts o s di suono, scomparsa), ϳ (i di ieri)

Pronuncia

Nella pratica scolatica odierna sono utilizzati in Italia due tipi di pronuncia: quella ecclesiastica o scolastica, utilizzata dalla Chiesa Romana, che dovrebbe corrispondere alla pronuncia utilizzata nel latino medievale, e la pronuncia classica o restituta, che punta a ricostruire la pronuncia del latino classico.

Pronuncia ecclesiastica

Consonanti

Si leggono come in italiano, con poche differenze:
  • La "z" si legge sempre come quella di zona
  • La "t", seguita da "i" non accentata e vocale, si legge come la z di fazione, ma se è preceduta da s o x si legge come se fosse normale

Vocali

Nell'alfabeto latino i segni che indicano le vocali sono a e i o u y ; in più, rispetto all'italiano, c'è la y (ipsilon). Ogni vocale, inoltre, può essere lunga o breve in rapporto alla durata della sua pronuncia. La vocale lunga viene marcata con un trattino (ē), la vocale breve con un semicerchio (ĕ).

Dittonghi

Si leggono come in italiano, ma "ae" ed "oe" si leggono come una "e" aperta. Se è presente la dieresi (¨) sul secondo elemento del dittongo le due vocali si leggono staccate (es. aër, poëta), i vocabolari, invece, per far capire che non costituiscono dittongo, aggiungono segni di quantità diversi sulle due vocali (es. ăēr)

Accento

L'accento delle parole polisillabiche latine può cadere sulla penultima sillaba se essa è lunga (ovvero ha vocale lunga), sulla terzultima se la penultima è breve.
Nelle parole tronche l'accento cade sull'ultima sillaba (es. illùc (da illuce), vidèn (da videne)). Queste parole finivano per -ce, -ne.
Da alcune ricostruzioni sembra che l'accento latino in una qualche fase possa essere stato melodico e non intensitivo, ma per noi è difficilissimo pronunciarlo.

La pronuncia classica

La pronuncia classica ricostruita è diversa da quella scolastica in alcuni punti:
  • I dittonghi si leggono sempre aperti, e se l'accento cade sul dittongo, esso si legge sul primo elemento;
  • La y si legge ü (u lombardo o francese);
  • Il gruppo "ti" si legge come è scritto, non "zi";
  • La "h" si aspira eccetto quando è tra due vocali;
  • I gruppi "gn" e "gl" hanno la g gutturale;
  • La "c" e la "g" si leggono sempre dure (come in cane e gatto);
  • La "v" si legge come la u di uovo (w);
  • Nelle parole con "-uu-", di esse se ne legge una ("equus" letto "ekus");
  • Il gruppo "-ns-" la n cadeva ("consul" letto "cosul").


Latino Origini


Il latino è una lingua del ceppo indoeuropeo, le popolazioni indoeuropee arrivarono in Italia dopo che in Grecia, per cui si può vedere ad occhio come il latino, anche se più tardo del greco sia meno elaborato.

Sonanti

Le nasali "m" e "n" si scambiano facilmente, possono scomparire e fondersi con le vocali, per cui sono definite da alcuni sonanti, dato che dall'indoeuropeo queste modifiche sono frequenti, si designano con ṃ e ṇ quando sono deboli e hanno subito modifiche nel tempo.

Casi

L'indoeuropeo aveva 8 casi (ogni sostantivo variava le desinenze a seconda della sua funzione) : nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo, locativo e strumentale. In latino scompaiono, lasciando qualche residuo il locativo e lo strumentale. Le desinenze del latino derivano per lo più dall'indoeuropeo e si sono spesso fuse se il tema del sostantivo finiva in vocale (ad esempio per ottenere l'accusativo, il caso del complemento oggetto, si aggiungeva ṃ; in latino, ma nei temi in consonante la desinenza è diventata "em"). Qualche desinenza deriva dalle popolazioni italiche preindoeuropee.

Radici

In latino sono presenti molte parole derivate da antiche radici indoeuropee: sono rappresentate dalla radice in maiuscolo preceduta da un asterisco (es. *werg, *worg, lavoro). L'asterisco è presente in ogni forma ricostruita, anche se è italica o greca, o una desinenza che poi è cambiata. Per le radici indoeuropee la ricostruzione avviene confrontando la stessa parola in molte lingue, riscontrando le analogie (i nomi "madre", "padre", "nuovo" e gli aggettivi numerali sono le forme che si sono conservate meglio).

Verbi

Anticamente le desinenze si collegavano direttamente al tema verbale (la radice, ad esempio in "guard-o" "guard" è il tema verbale, o radice e "o" è la desinenza"), in latino è prevalso l'uso di usare una vocale tematica prima dell'incontro, ad esempio, tra due consonanti, così da verbi che usavano vocali tematiche diverse sono nate le coniugazioni. Alcuni verbi mantengono ancora l'assenza della vocale tematica. Ad esempio "sum" (*esum, in italiano essere), "eo" (andare")

Alfabeto

Il latino prende le lettere etrusche, a loro volta acquisite dall'alfabeto fenicio, per cui i nomi delle lettere sono simili in tutta l'area occidentale (ad es. le prime due lettere sono in latino a/bi, in greco alfa/beta e in ebraico alef/bet). Inizialmente si usavano solo le maiuscole, ma poi è invalso l'uso delle minuscole anche in latino.
Queste erano le lettere:
A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z
a b c d e f g h i k l m n o p q r s t u x y z
  • L'ordine tradizionale delle lettere si chiudeva con la X, definita da un autore latino "l'ultima delle nostre lettere". Solo verso il I sec. a.C. furono trascritti Y e Z per le parole greche.
  • Il segno V indicava sia il suono vocalico che quello semiconsonantico della "u" (it. uomo) ma non aveva il valore della nostra fricativa labiodentale sonora v che i latini non possedevano: ad esempio "vita" era scritto e pronunciato "uita". Il segno "v" adottato nel 1500 per l'italiano fu poi esteso ai testi latini per indicare la "u" semiconsonante.
  • Il suono velare sordo era in origine rappresentato da tre segni: K, davanti alla "a" e a consonante; Q davanti alla "o" e alla "u"; C davanti alla "e" e alla "i". Successivamente si generalizzò il segno C mentre K rimase nella signa Kal per Kalendae (Calendae, il primo giorno del mese) e in Karthago (Carthago), "Cartagine". Q fu solo impiegato nel digramma "qu" che indica la consonante labiovelare. es. quinque; quod.
  • Il segno X rappresentava la consonante doppia formata dalla velare sorda e dalla spirante "s".
  • Le maiuscole venivano utilizzate non solo per i nomi propri come in italiano (es. Marius, Latium) ma anche per le parole da essi derivate, tranne i verbi. es. gli aggettivi Marianus, Latinus e l'avverbio Latine (Latine loqui, "parlare in latino").


venerdì 11 dicembre 2009

La percezione dello straniero nella letteratura e nell’arte esame di stato 2008-2009 tipologia B


La percezione dello straniero nella letteratura e nell’arte
Aristotele definiva l’uomo come un animale politico, ovvero un essere che, per rimanere tale, aveva bisogno di vivere e interagire con gli altri uomini tuttavia questa convivenza non è sempre pacifica, ma caratterizzata dal conflitto e dalla limitazione delle libertà altrui. Tale conflitto aumenta quando l'altro è diverso noi per origini e cultura in questo caso l'altro è sentito come una vera e propria minaccia ne è una tesimonianza la persecuzione delgi ebrei, durante la seconda guerra modniale: l’ebreo era visto come altro dalla nazione tedesca, per questo pericoloso e quindi questa diversità esige una rimozione dell’altro. Ma a parte i grandi casi storici l’altro e la paura dell’altro è avvertita psicologicamente da ognuno di noi anche nella vita quotidiana e molti grandi letterati ed artisti si sono “ispirati” a questo sentimento dell’altro nelle loro opere: Come quel narciso che specchiandosi nello stagno si innamorò della propria immagine rifiutando tutto ciò che lo circondava rinchiudendosi nella propria immagine e rifiutando la morte.
Il Tema dello straniero in letteratura è presente sin dai testi più antichi, come nella Bibbia, dove la minaccia straniera non è espressa, ma è solo avvertita come nel passo del deutoronomio che cita “Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti comandò di fare questo. Quando fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo”.
Anche nell'odissea il protagonista dell'opera affronta varie peripezie che sono per lo più rappresentate dal diverso, dall'altro, ma egli stesso nelle terre in cui approdava rappresentava lo sconosciuto, lo straniero e per questo che Nausica gli dice che seppur straniero: «non sembri uomo stolto o malvagio, - Prerogativa tipica dello straniero - ma Zeus Olimpio, che divide la fortuna tra gli uomini, buoni e cattivi, a ciascuno come lui vuole, a te diede questa sorte, e tu la devi ad ogni modo sopportare». il tema dell'"esser sentito come una minaccia" solo perchè sconosciuto, è descritto anche dal Manzoni nei Promessi Sposi e nell'epoca più moderna dal poeta maledetto, Baudealire, che intitola una poesia proprio “Lo straniero”. Qui egli focalizza l'attenzione su un uomo “enigmatico” che non né figlio, madre o padre di nessuno, egli nn ha patria, ma che a,a solo le nuvole e la libertà priva di legami. Notiamo come in questa poesia e più uin generale in tutte le sue produzioni lo scrittore francese sente il disagio delle trasformazioni ottocentesce, egli sente per questo il bisogno di tornare alla società prima dell'industrializzazione e dell'uomo che si incontra con la natura. Questo male di vivere nei confronti della società che ci circonda sentita come alter e in modo distaccato torna anche in Pirandello. D'altra parte Pirandello è l'interprete maggiore della crisi esistenziale dell'uomo contemporaneo come si legge nel passo consigliato di “Novelle per un anno”
Lo straniero in altri autori, come Morante, è il militare che porta una legge nuova, è l'uomo nuova in una terra sconoscuta con cui non ha legami forti; tema che torna anche in Brown ne “La Sentinella”.
Da questi passi si passa poi al buon auspicio di Walcott che nel suo "amore dopo amore" auspica il ritorno ad un'epoca in cui tutti gli uomini si sentiranno amici e si vorranno bene, capendo che quello che prima percepivano come alter, lo straniero, altro nn era che il loro Io. Walcott per questo motivo pensa che in futuro tutti gli uomini si potrànno amare.


 

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