martedì 7 settembre 2010

kenzo tange successo


kenzo tange

Il grande successo internazionale di Tange gli aveva fruttato l’invito alla Cattedra di Urbanistica del Massachusset Institute of Technology (il cui titolare era Pietro Belluschi), alla quale egli rimase dal settembre ’59 al febbraio ’60. Il tema proposto da Tange agli studenti del 5° anno, - lo studio di un nucleo residenziale per 25.000 abitanti, situato all’interno della baia di Boston – veniva impostato dall’architetto giapponese come analisi delle contraddizioni e degli sfasamenti provocati nel mondo moderno dalla velocità di trasformazione in atto nelle strutture sociali, che gli strumenti culturali, oggi in nostro possesso, non sono in capaci di controllare. Ma la discrepanza fra tecnica e bisogno di umanizzazione del mondo tecnocratico non è ritenuto male fatale ed inevitabile : Tange, al contrario, assegna come compito principale agli architetti moderni la soluzione di quel contrasto, “ma per arrivarci i metodi e la terminologia attuali sono inefficaci – egli scrive in Architecture d’aujourd’hui –è necessario creare un nuovo modello di insediamento urbano”.
“ La casa, la strada, il quartiere, questi differenti livelli di comunità, sono gli elementi che compongono la città. Ogni elemento deve avere un certo grado di unità e di perfezione e, nello stesso tempo, restare aperto verso il livello superiore per creare in tal modo una più ampia entità. Noi dobbiamo prendere in considerazione la conservazione dell’entità di ogni livello e, nello stesso tempo, dobbiamo rendere accessibili e comprensibili il valore ed il significato di ogni singolo elemento all’interno del sistema generale”.
“Quanto a trattare il problema dei legami fra le diverse funzioni della città, i mezzi moderni di trasporto introducono nuove possibilità : le autostrade. Ma la scala superumana di queste ultime manca di omogeneità con le forme architettoniche già esistenti : il che non significa naturalmente che la scala superumana debba essere rigettata”. Il problema sarà invece di fondere in un unico organismo urbano sia la nuova scala dimensionale propria alle moderne strutture di comunicazione, sia l’istanza dell’umanizzazione delle nuove tecnologie: una ricerca di fondo, tesa a dare una dimensione autenticamente sociale alle tecniche alienanti del mondo neocapitalista.

Sul tema proposto da Tange agli studenti del M.I.T., sette équipes di lavoro presentarono le loro conclusioni fra cui, quella che esaminiamo, venne giudicata come la più rispondente al pensiero dell’architetto giapponese.
La nuova città progettata dal gruppo prescelto è organizzata su di una gigantesca struttura primaria a sezione triangolare formata da grandi portali sostenenti due ordini di piattaforme : una verso l’interno della struttura primaria, che contiene vari livelli di strade di circolazione, l’altra verso l’esterno, sulla quale, anche qui a vari livelli, possono trovare posto gli edifici di abitazione ad elementi industrializzati. Alla base della struttura triangolare è organizzata poi la rete di circolazione principale composta, a sua volta, da tre livelli di diversi mezzi di comunicazione: la metropolitana sotterranea, l’autostrada ad un livello superiore ed una monorotaia appesa alla piattaforma principale.
Le arterie secondarie, dislocate alle varie altezze, si collegano inoltre per mezzo di rampe al livello principale di circolazione.
In tale organizzazione urbana si esprime una palese gerarchia di funzioni che corrisponde alle premesse teoriche impostate da Tange. La grande struttura triangolare determina un nuovo paesaggio alla scala della natura; in essa è pertanto strutturata ed integrata la scala superumana propria alle nuove tecnologie, mentre sempre all’interno della medesima struttura trovano posto la scala delle attività di masse e quella umana propria alla vita quotidiana e individuale.
“Le case – spiega Tange – formano insieme delle piccole strutture all’interno delle quali può anche essere cambiata la loro forma. A questo microscopico livello, i dettagli e la disposizione stessa della casa possono indifferentemente configurarsi secondo il gusto di ciascuno. Ciò significa che esiste la possibilità di distinguersi individualmente nell’ambito del sistema”.
Gli aspetti criticabili di questa ricerca e cioè la astrazione del tema chiuso in se stesso, l’isolamento a bella posta introdotto da ogni contingenza e da ogni legame con la città esistente sulla terraferma, l’indipendenza da ogni problema strettamente economico o legislativo, vanno giustificati dalla volontà di dar forma non ad un modello ripetibile e forse neppure ad una proposta da far divenire realtà nel tempo, bensì ad un metodo di reimpostazione dei problemi capace di stimolare nuove più avanzate ricerche da realizzare quando la società sarà divenuta cosciente delle loro necessità.

  • Il progetto di Boston costituisce la premessa teorica al progetto che Tange, insieme al suo gruppo di ricerca, proponeva nel 1960 per la riorganizzazione di Tokyo. Ancora un progetto utopistico, almeno nei limiti delle sue possibilità di attuazione, ma anche un progetto estremamente stimolante, come prova il grande interesse internazionale ottenuto e le discussioni da esso suscitate.
    Tange, nel reimpostare una fenomenologia della città contemporanea, parte subito da una dichiarazione di fiducia circa le possibilità ed i valori della metropoli che non ritiene, contrariamente a tutta la cultura anglosassone ed americana, fenomeno anormale dovuto esclusivamente agli squilibri dell’ ”insensata città industriale”. La comparsa, nel ventesimo secolo, di enormi agglomerati urbani, con popolazioni di 10 e più milioni di abitanti è considerata non più un male da curare con tentativi più o meno utopistici di negazioni della stessa struttura cittadina, ma rappresentano invece un salto qualitativo talmente notevole da rimettere in gioco tutti i presenti metodi di controllo urbanistico. Il caos e le paralisi, che dominano Tokyo come tutte le grandi città contemporanee, sono appunto conseguenza dell’assoluta inadeguatezza ed anacronismo degli strumenti di intervento elaborati dalla cultura e dalla società del nostro tempo.
    La rivoluzione tecnologica in corso è infatti per Tange causa di mutamenti nel sistema economico e nel sistema sociale che, avviando a forme di libertà più elevate, non sono da condannare di per se stessi : il problema sarà piuttosto di sottoporre a controllo quei mutamenti, in un’organizzazione che renda vitale e progressiva quella stessa rivoluzione tecnologica.
    Ma il problema più pressante ed evidente introdotto dai grandi fenomeni di produzione e di distribuzione propri ai nuovi cicli economici, tale da influenzare profondamente la stessa organizzazione della società, è quello della comunicazioni di massa.
    La parte di popolazione interessata a tali problemi di circolazione economica, la “popolazione industriale terziaria”, è quella che ha subito negli ultimi decenni il maggior incremento: le stesse grandi città stanno sempre più assumendo il carattere di centri decisionali e direzionali per l’economia e per l’organizzazione d’interi territori, quando addirittura, come Tokyo, della intera nazione.
    “Quello a cui mi riferisco con organizzazione non è una singola impresa – scrive Tange – e neppure è fisso, né limitato. Per contro un tipo di organizzazione che risulta dall’invisibile rete di comunicazioni determinate dalla rivoluzione tecnologica, ed è un’organizzazione aperta di cui è possibile qualunque combinazione di funzioni con funzioni, di funzioni con uomini, di uomini con uomini...Grazie ad una siffatta organizzazione le funzioni individuali si raggruppano così da formare la funzione complessiva d’una metropoli con dieci milioni di abitanti”.
    La componente base dell’organizzazione è la comunicazione che permette di ristabilire una rete di relazioni tali da integrare liberamente le varie funzioni sociali che lo sviluppo produttivo tende ad atomizzare sempre di più; le comunicazioni sia dirette (strade, ferrovie, metropolitane, ecc.) che indirette,(telefono)ricostituiscono un’unita ad un livello superiore di libertà di scambio che è caratteristica della nuova dimensione cittadina. La città quindi diviene un complesso aperto, mantenuto unitario dalla fitta e complessa rete di comunicazioni.
    “Tuttavia – afferma Tange – non stiamo cercando di ripudiare la Tokyo attuale e di costruire in sua vece una metropoli interamente nuova. Desideriamo invece dotare la metropoli di una struttura rinnovata che possa determinare il ringiovanimento. Non ci limitiamo, perciò, semplicemente a parlare di ridimensionamento, ma intendiamo stabilire una nuova direzione lungo la quale dovrebbe procedere questo ridimensionamento”. Ed enuncia i fini fondamentali della sua proposta:

  • Passaggio da un sistema centripeto radiale a un sistema di sviluppo lineare;

  • Reperimento dei mezzi per conglobare in una sola unità organica sia la struttura della metropoli che il sistema di trasporti e l’architettura urbana;

  • Attuare un nuovo ordine spaziale urbano capace di rispecchiare l’organizzazione aperta e la spontanea mobilità della società attuale.

  • Rifiutando l’organizzazione chiusa e centripeta della città, Tange rifiuta l’idea di un centro civico, anche a scala metropolitana, e propone al suo posto una complessa struttura lineare che chiama asse civico, tale da rendere possibile una configurazione destinata a svilupparsi longitudinalmente. L’asse civico diventa lo strumento più idoneo allo smaltimento dei presumibili cinque o sei milioni di persone che dovranno raccogliersi nelle zone direzionali delle città, potenziata ancor più come luogo di attività terziarie e residenziali per un numero di abitanti che, secondo le previsioni, si aggirerà sui quindici-venti milioni. L’asse civico è il cuore lineare della città nuova, elemento unificatore e coordinatore di trasporti e funzioni urbane, ossature fondamentale della nuova struttura: il sistema ciclico è composto da tre livelli di traffico, ripartiti secondo la velocità dei veicoli dai quali essi saranno percorsi e legati fra loro da maglie successive di allacciamento che servono quali punti di intercambio. In tal modo il sistema ciclico è composto da unità "in un certo senso simili alle vertebre di cui si compone la spina dorsale", tale da potersi sviluppare per unità successive ed in tempi successivi.
    Data la struttura dell’asse civico, la sua funzione di elemento base della ristrutturazione urbana e il suo valore simbolico della negazione della città chiusa, il suo punto di inizio dovrà coincidere con l’attuale centro di Tokyo dal quale poi si dovrà protendere verso il mare, eliminando così ogni pericolo di speculazioni fondiarie e recuperando nuovi valori spaziali e simbolici.

    La soluzione del problema residenziale nel progetto di Tokyo è quindi sostanzialmente un approfondimento del tema impostato nel progetto redatto in collaborazione con gli studenti del M.I.T. l’anno precedente. Dell’esperienza americana Tange conserva il concetto generale delle grandi strutture triangolari che determinano urbanisticamente ed espressivamente l’elemento fisso e collettivo, immutabile nel tempo e la cui rigidità corrisponde appunto alla scala superumana, mentre al loro interno, in corrispondenza di grandi piattaforme costruite a livelli diversi, l’individuo ha la possibilità di costruirsi la propria abitazione, secondo le proprie possibilità economiche ed il proprio gusto personale. Ecco quindi realizzato il massimo di libertà e flessibilità all'interno di grandi strutture organizzate che assicurano il miglior collegamento dei vari nuclei con l'intero organismo cittadino

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1 Comment:

jonny said...

un grande,un vero genio :)

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