mercoledì 25 novembre 2009

La riforma protestante




                                      La riforma protestante
 Più il potere materiale della Chiesa aumentava, più si diffondeva tra i credenti la certezza che essa fosse irrimediabilmente lontana dalla chiesa delle origini, politicamente debole ma moralmente pura. Questo mito della purezza del cristianesimo antico divenne come una metà da raggiungere, un ideale da tradurre il realtà. I mali della Chiesa , che erano sempre sotto gli occhi della gente, il concubinato degli ecclesiastici, la simonia (cioè la vendita delle cariche ecclesiastiche), il mancato rispetto dell'obbligo della residenza dei vescovi, abati e curati nel luogo dell'ufficio. Un problema particolarmente scottante è quello delle indulgenze. Con il termine indulgenza, si indicava la remissione della pene che venivano inflitte dalla chiesa ai fedeli in conseguenza del perdono dei loro peccati: la confessione dei peccati e l'assoluzione erano infatti nulle se non accompagnate dall'espiazione. Verso è il 1500 era enormemente diffusa la pratica dell'acquisto dell’indulgenza  dietro versamento di somme di denaro. La pratica diffondeva tra i fedeli il ritratto di una chiesa dedica prevalentemente al commercio delle indulgenze, e che amministrava il perdono e la penitenza unicamente per rimpinguare le proprie finanze. In monaco agostiniano Martin Lutero affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg un documento contenente 95 tesi contro le indulgenze. La chiesa - sosteneva Lutero- non può vincolare le decisioni divine; se Dio ha  imposto un castigo solo lui può condonarlo. Il problema della salvezza era stato ossessivamente presente in tutta la formazione di Lutero. Egli era giunto a una visione radicalmente pessimistica dell'uomo  la natura umana è  irrimediabilmente contaminata dal peccato originale e   nulla gli uomini potevano fare se non abbandonarsi alla giustizia ed alla misericordia divina. Secondo la visione di Lutero bisognava svalutare innanzitutto il ruolo dei sacerdoti quali intermediari necessari tra Dio e i fedeli; infatti secondo lui esisteva un sacerdozio universale dei credenti: tutti credenti erano sacerdoti perché tutti avevano ricevuto il battesimo. Per Lutero il papa stesso era un'istituzione esclusivamente umana, una potenza terrena, come le monarchie e l’impero, e l'intera cristianità non aveva altro capo che Cristo. Di fronte al carattere dirompente delle critiche di Lutero, la reazione papale era inevitabile e si manifestò con la bolla del pontefice Leone X che condannava le idee del monaco agostiniano, ordinava che i suoi scritti fossero gettati al rogo ,gli lasciava due mesi di tempo per abiurare. Lutero bruciò in pubblico la bolla papale manifestando apertamente la volontà di una rottura definitiva. Decisivo per Lutero fu l’appoggio dell’elettore di Sassonia, Federico il Savio, che lo convinse ad appellarsi direttamente all’imperatore CarloV, cui aspettava il compito di rendere esecutiva la condanna papale. Della faccenda doveva occuparsi la Dieta imperiale convocata a Worms . In quell'occasione fu nuovamente chiesto a Lutero di sconfessare pubblicamente le proprie idee ma Lutero rifiuto di farlo. Con il consenso di una parte della Dieta, l'imperatore pronunciò  una solenne condanna che fece di Lutero un fuorilegge e un nemico pubblico. La situazione di Lutero si fece estremamente pericolosa ma  la sua figura era ormai diventata un simbolo e quel monaco ribelle contava già molti sostenitori in vari strati della società tedesca. La diffusione delle idee di Lutero fu agevolata da un ampio ricorso all'uso della stampa. Questa circolazione fu resa possibile da l'uso della lingua volgare che fu adoperata  anche per trattare argomenti che fino a qualche decennio prima sarebbe stato impensabile  esprime e in altra lingua se non in latino. La Bibbia, tradotta dallo stesso Lutero in tedesco , divenne un libro accessibile a chiunque sapesse leggere così i chierici e i dotti persero l'antico privilegio che ne faceva gli unici lettori dei testi sacri. Al fine di facilitare l'accesso diretto alla parola divina Lutero promosse l'esigenza che  tutti anche i più poveri imparassero a leggere e scrivere. Si avvio così una vera e propria lotta contro  l'analfabetismo. I sconvolgimenti politici e religiosi della riforma s'incrociarono con vasti sommovimenti sociali. I cavalieri colsero nella predicazione di Lutero un invito ad aggredire la grande proprietà ecclesiastica e impugno le armi. Molto più grave fu la rivolta dei contadini. Le nuove esigenze suscitate dall'estendersi dell'economia di mercato ed al conseguente impulso agli incrementi produttivi avevano anzi spinto molti signori inasprire ed estendere il loro dominio di carattere personale sui lavoratori della terra. Non si trattava soltanto di richieste di contributi e di servizi, ma anche di tutta una serie di limitazioni riguardanti il diritto dei contadini di vendere beni e prodotti, il diritto ereditario, la libertà di matrimonio, la libertà di trasferimento. La situazione sociale e delle campagne tedesche si fece incandescente e scoppiarono le prime rivolte frate  l‘estate e l’autunno del 1524. Furono assaliti e incendiati i monasteri , i castelli, le dimore signorili. La rivolta si estese anche ad alcune città e diversamente da quanto era accaduto nelle rivolte contadine del passato il movimento cercò di darsi un'organizzazione e un programma. Il fallimento delle trattative con i signori  portò all'elaborazione dei cosiddetti 12 articoli: una sorta di manifesto che raccoglieva le principali rivendicazioni dei contadini e servì da riferimento per le lotte dei mesi seguenti. Particolare significato eversivo assumeva il costante riferimento al Vangelo. La parola divina diventava criterio di base  per la legittimazione delle richieste più radicali. Non furono certo  le idee di Lutero a scatenare le rivolte contadine, queste ultime  affondavano le radici in un malessere secolare. Ma il luteranesimo  fu ben presto chiamato in causa dai contadini stessi e dalle autorità. Così le autorità non tardarono ad accusare il monaco di essere il vero responsabile delle agitazioni: le sue idee sovversive e avevano contagiato le popolazioni spingendole alla violenza. Era quindi necessario reprimere le rivolte contadine sia il movimento luterano. Lutero  intuì prontamente il pericolo e reagì con una serrata critica del programma e delle rivendicazioni dei rivoltosi questi non avevano alcun diritto di appellarsi al vangelo, perché il Vangelo escludeva qualsiasi violenza e qualsiasi ribellione . Il compito di punire l'ingiustizia aspettava solo a Dio. Così quando le autorità pubbliche  intrapreso  le rappresaglie e spinsero  i loro soldati contro i ribelli  i ribelli, Lutero  incentivò  lo sterminio  in quanto riteneva che se ci fossero stati innocenti in mezzo a loro Dio li avrebbe salvati lo sterminio. La scelta di Lutero  sorprese e deluse  molti tra coloro che avevano accolto con entusiasmo il suo messaggio. I gravi disordini provocati dalla rivolta dei cavalieri prima, da quella dei contadini dopo, provocarono un’ondata repressiva nei confronti dei seguaci di Lutero e ridiedero fiato ai sostenitori della chiesa cattolica  in Germania. Tra i principi di Germania la spaccatura si  aggravaò quando sei principi e 14 città tedesche  protestarono apertamente contro il tentativo di rendere efficace su tutto il suolo germanico l'editto di Worms che condannava il luteranesimo. Nel 1530 protestanti definirono le loro posizioni nella confessione augustana e strinsero una alleanza militare chiamata la lega di Smalcalda .Il luteranesimo si diffuse a macchia d'olio in Germania, quest'ultima così si trovo pertanto divisa tra l'imperatore e i principi cattolici da un lato e i principi luterani dall'altro. Ma il luteranesimo si estese anche oltre i territori tedeschi infatti dopo la Germania, l'altro grande polo della riforma fu la Svizzera, dove le nuove dottrine  furono introdotte da Ulrich Zwingli. Zwingli sottolineò sempre la propria indipendenza da Lutero, pur mostrando di apprezzare  altamente l’importanza dell'insegnamento. Zwingli riformò ampiamente la chiesa di Zurigo. Anche Zwingli toccò il compito ingrato di fronteggiare movimenti estremisti che rischiavano di compromettere il delicato equilibrio esistente tra i riformatori e le pubbliche autorità. La minaccia interna alla riforma zurighese venne dai cosiddetti anabattisti. Gli anabattisti sostenevano la necessità di dar vita immediatamente a una comunità di santi, di fedeli puri e  liberi da qualsiasi costrizione legale neavano validità al battesimo dei fanciulli  e sostenevano che tutti i veri  fedeli dovevano essere ribattezzati essendo il battesimo non un sacramento ma il segno e la conferma della purificazione interiore, frutto dell'autorità morale e del libero arbitrio. Zwingli così cercò di convincere gli anabattisti a rinunciare alle loro idee e a rientrare nella sfera della chiesa riformata di zurigo, ma si scontro contro un’opposizione irriducibile. L'intervento delle autorità civili fu allora durissimo. Zwingli  suscitò apprensione nei cantoni cattolici della Svizzera, dominati  da una forte aristocrazia guerriera. Nel 1531 un esercito cattolico assalì Zurigo e riportò una schiacciante vittoria dove morì lo stesso Zwingli. La diffusione della riforma fu bloccata in tutta la Svizzera, con l'eccezione di Ginevra. A Ginevra si svolse l'attività di Giovanni Calvino. I rapporti di Calvino con Ginevra non furono facili, ma alla fine, riuscì a fare di quel piccolo centro una specie di stato-chiesa, una comunità pretesa a incarnare il modello calvinista di società. Questo modello di società era imperniato sull'idea di predestinazione, che già Lutero aveva abbozzato e che Calvino elaborò e completò con grande chiarezza. Secondo la dottrina di Calvino per volontà di Dio , alcuni eletti  erano predestinati da sempre alla salvazione; tutti gli altri erano dannati . La salvezza non dipendeva dai meriti dell'individuo, ma dalla grazia divina. L'individuo, però, non doveva rassegnarsi passivamente al proprio destino, ma ricercare continuamente dentro di se i segni della sua appartenenza alla schiera degli eletti. Questa ricerca attiva sia attuava anche nella vita di ogni giorno, nella quale l’eletto è chiamato ad impegnarsi: il successo personale, il dovere compiuto, il lavoro ben eseguito  era quasi un rito religioso celebrato in onore di dio. Per il calvinismo la vocazione di ognuno- e dunque anche il suo ruolo sociale e professionale- si legava così in positivo alla predestinazione dando vita a una nuova etica del lavoro. Ginevra così diventò anche il punto di riferimento e il rifugio di tutti coloro che  erano perseguitati per le loro idee religiose. Sotto il profilo strettamente religioso Calvino fu di una intransigenza estrema e fece ampiamente ricorso al terrore, spingendosi non di rado ad atti di inutile crudeltà. L'area di diffusione  della riforma in Europa fu molto vasta. In Francia essa penetrò abbastanza rapidamente. Infatti  da parte dei protestanti ci fu una condotta prudente ma nel 1534 avvenne la svolta drammatica in quanto manifesti violentemente anti-cattolici, nei quali si negava anche la validità della messa, furono affissi in molte città francesi e persino alle mura del castello reale. Di fronte a questa iniziativa, che aveva tutte le apparenze della sovverzione, il re Francesco I non esitò a reagire e scatenò la repressione . Sotto il   successore  di FrancescoI,  EnricoII , la repressione divenne ancora più sistematica. Maggior successo in Francia ebbe il calvinismo mal grato la pena di morte spesso applicata agli eretici, si contavano in Francia  circa 670 pastori ugonotti(così venivano chiamati i calvinisti francesi). In Germania la diffusione del calvinismo trovò un forte ostacolo nella presenza radicata del luteranesimo. Il calvinismo ebbe inoltre buon gioco nel soppiantare il luteranesimo in Ungheria. Il calvinismo registro buoni successi anche nei Paesi Bassi. La corrente luterana della riforma si impose invece in modo prorompente nell'Europa settentrionale: Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda. Più compressa fu la diffusione della riforma in Inghilterra. L'ostilità nei confronti della chiesa di Roma si era manifestata con ondate ricorrenti. Il fuoco fu nuovamente attizzato dalle vicende matrimoniali del re Enrico VIII. Il sovrano desiderava, infatti, annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona, dalla quale non aveva avuto eredi maschi. Il pontefice  Clemente VII non concesse l'annullamento e il rifiuto provocò una durissima reazione del sovrano che sposo ugualmente Anna Bolena. Da Roma partì immediatamente la scomunica comuni carattere per Enrico VIII. Giungeva così a compimento la rottura tra la chiesa romana e il regno di Inghilterra. Enrico VIII si fece proclamare, con il cosiddetto atto di supremazia, capo supremo della chiesa d’Inghilterra (che veniva chiamata chiesa anglicana).In Italia la riforma ebbe  una storia diversa da quella delle altre regioni  europee. Nella penisola mancava infatti, quel sentimento di profonda avversione a Roma e alla sua chiesa che altrove era stato uno dei fattori determinanti nella diffusione del luteranesimo  e del calvinismo. Inoltre, a differenza dei principi tedeschi e dei sovrani europei, i signori che governavano i numerosi stati italiani erano troppo dipendenti dal papa e dall'altra potenza cattolica l’imperatore per tentare anche qualora lo avessero voluto  una politica di rottura in campo religioso. Ma i temi della riforma ebbero ugualmente una certa circolazione nel nostro paese. Nel complesso, tuttavia, la riforma nel nostro paese non diventò mai un movimento popolare e i suoi aderenti appartenevano prevalentemente agli ambienti colti.

Stumble
Delicious
Technorati
Twitter
Facebook

0 Comments:

Posta un commento

 

formazione online Copyright © 2010 Premium Wordpress Themes | Website Templates | Blog Templates Designed by Lasantha