RIDUZIONE DELLE DISTANZE
Il problema della riduzione delle      distanze ad una determinata superficie di riferimento va      analizzato nei suoi diversi aspetti in quanto, in relazione allo      scopo della misura, si hanno procedure di calcolo anche molto      diverse fra loro.

     Definiamo intanto alcuni tipi di distanze che sono in gioco      nelle diverse situazioni di calcolo topografico:
     1 – Distanza inclinata A-B (valore misurato) (D1)
     3 - Distanza ridotta all’orizzonte dell’ estremo (B) (D2)
     4 - Distanza ridotta al livello del mare  (Geode)  (D3)
     5 - Distanza ridotta al piano di Gauss (cartografica) (D4)
     6 - Distanza ridotta al Geode (Sfera locale) di quota      assegnata (Qg) (Dg)
     Sia  D1 la distanza (effettiva) misurata secondo la      retta congiungente i punti A e B, si sia inoltre      misurato l’angolo zenitale Z del punto B rispetto al      punto A e sia nota, anche con l’approssimazione di qualche metro      la quota Q del punto A.
     Si denoti con D2 la distanza AB valutata secondo il      piano orizzontale di A (chiamata semplicemente distanza      orizzontale) e sia D3 la distanza sulla superficie di      riferimento (chiamata distanza).
     Sia inoltre Dg la distanza proiettata su una superficie      di riferimento particolare, e molto importante in svariate      situazioni della pratica operativa, chiamata Geoide di quota      (Qg) o più propriamente SFERA LOCALE di quota Qg.
     Sia infine D4 (non rappresentata nel grafico) la      distanza trasformata  sul piano di Gauss (distanza cartografica)      mediante un opportuno modulo di deformazione lineare. (vedi      Sistemi di riferimento cartografici)
Elaborazioni
     Distanza  inclinata A-B      (valore misurato in campagna)
     Il valore D1 della distanza misurata può essere      utilizzato direttamente per l’elaborazione successiva o      eventualmente corretto per le condizioni atmosferiche (vedi      Correzioni distanze per condizioni atmosferiche)
     Distanze ridotte all’orizzonte degli estremi A e/o B
     La riduzione delle distanze misurate all’orizzonte di un      estremo A o B della misura di attua, in prima approssimazione,      con la formula consueta:    D2 = D1 * sin (Z).
     E’ importante osservare che se la distanza è elevata e lo è      pure il dislivello fra i suoi estremi potrebbe non essere      trascurabile la convergenza delle verticali passanti per gli      estremi A e B (valore dato dall’angolo al centro            w ); si rende allora necessario il calcolo del termine      correttivo che abbiamo chiamato correzione di convergenza  (     D)      ed applicarlo alle distanze D2 ridotte all’orizzonte di A      e/o B.
     Distanza ridotta al livello del mare  (Geode)  (D3)
     Il calcolo rigoroso di D3 a partire da D1      avviene con i seguenti passi:
                           D2 = D1 * sin (Z)
     Indicando ora con           D      la correzione di convergenza, ovvero la differenza fra      D2 e la lunghezza del tratto di distanza orizzontale      compreso fra le verticali di A e B:
                 D3 = R*w = R * arctan((D2-D)/(Q+R))
     con R raggio della sfera locale calcolato per la latitudine di      A, che su suppone pure nota, anche se in maniera approssimativa.
     Per il calcolo di           D      si ha:
                           D=      D1*cos(Z)*tan(w)      = D1*cos(Z)*((D2-D)/(Q+R))     
     e quindi 
                           D= D1*cos(Z)*D2 / (Q+ D1*cos(Z) + R) 
     Il termine D1*cos(Z) rappresenta la      differenza di quota di B rispetto al piano orizzontale per A e      ovviamente la correzione di convergenza è nulla se il punto B si      trova su tale piano.
     Nel calcolo di           D      il contributo dei termini Q e D1*cos(Z) a      denominatore è sempre in generale trascurabile (a meno che i      punti non stiano agli estremi opposti del campo geodetico e con      dislivelli di parecchi chilometri); quindi, in forma      semplificata:
                           D      = D22 *cot(Z) / R 
     Si noti che il termine           D      può avere segno positivo o negativo in relazione al valore di Z.      Per osservazioni in elevazione           D è positivo, in caso contrario è negativo.
     Distanza ridotta al piano di Gauss (cartografica) (D4)
     Come spiegato nel capitolo citato, la riduzione della distanza      al piano di Gauss avviene, sinteticamente, con i seguenti passi      di elaborazione:
                 Distanza inclinata (D1)
                                             ß     
                 Distanza ridotta all’orizzonte (D2)                          
                                             ß     
     Distanza ridotta al Geoide (livello del      mare)  (D3)
                                             ß     
     Distanza ridotta al piano di Gauss      (cartografica) (D4)
     Il valore di D4 ha un significato puramente      cartografico; essa può essere utilizzata per tutte quelle      applicazioni che interagiscono con rappresentazioni e/o sistemi      di riferimento di natura cartografica. D4 non deve essere      utilizzata quando le misure hanno come scopo l’esecuzioni di      lavori, quali tracciamento di gallerie, funivie, rilievi di      bacini idroelettrici, ecc.; infatti in tutte queste situazioni      operative il dato di interesse essenziale è la distanza (o      l’angolo) riferito ad un piano orizzontale in un determinato      punto del terreno e quindi ad una quota caso per caso variabile.     
     Distanza ridotta al Geoide (Sfera locale) di quota assegnata      (Qg) (Dg)
     Come accennato al punto precedente, è importante che il      topografo abbia ben chiaro lo scopo del suo rilievo e quindi      delle misure (distanze, angoli, dislivelli) che gli serviranno      nell’elaborazione dei suoi dati. 
     Qualora lo scopo delle misure non fosse di tipo cartografico      puro, nel senso di fornire risultati nei sistemi cartografici      nazionali (IGM, Catasto, ecc), bensì di carattere tecnico come      sopra illustrato, si impone l’assunzione di una superficie di      riferimento che permetta di ottenere risultati (distanze,      angoli, coordinate) compatibili con lo scopo stesso del rilievo.
     Si tratta, a questo punto, di introdurre una nuova superficie      di riferimento collocata altimetricamente in prossimità della      zona rilevata o addirittura coincidente con uno dei suoi punti:      si parla in questo caso di Sfera locale di quota assegnata (Qg).
     Riferendoci al grafico iniziale chiamiamo Dg la      distanza fra i punti A e B proiettata su una superficie di      riferimento (Sfera locale) ad una quota (Qg) scelta dal      topografo in relazione allo scopo del rilievo.
     Le elaborazioni avvengono nel seguente ordine:
                       D2 = D1 * sin (Z)
                             D      = D22 *cot(Z) / R 
     Dalla    D3 = R*w = R * arctan((D2-D)/(Q+R))       ponendo       w=tan(w)= (D2-D)/(Q+R)     
     Si ottiene la forma semplificata  D3=R*(D2-D)/(Q+R)che,      con approssimazione lecita può assumere la forma definitiva      utilizzata nella pratica:
          D3= (D2-D)      * (R/(R+Q)
     Sostituendo R  con (R+Qg) , raggio della      nuova sfera locale, si ottiene:
               Dg = (D2-D) * (R +Qg)/(R+Q)
     Il rapporto  (R +Qg)/(R+Q)  può essere > o < di      1, e pertanto la distanza D2 può subire una contrazione o      dilatazione in relazione alla quota assunta per la Sfera locale.
     La tabella che segue fornisce una serie di valori per                D in relazione a diverse situazioni operative. Essa può essere      utilizzata per stabilire quando, in funzione della precisione      del rilievo, il contributo del termine           D      può essere trascurato.
                            D      = D22 *cot(Z) / R 
|                                    Z/D |                      300 |                      500 |             1000 |               2000 |             5000 | 
|                         100 |                         0 |                         0 |                         0 |                         0 |                         0 | 
|                         90 |                         0.002 |                         0.006 |                         0.025 |                         0.099 |                         0.622 | 
|                         80 |                         0.005 |                         0.013 |                         0.051 |                         0.204 |                         1.275 | 
|                         70 |                         0.007 |                         0.020 |                         0.080 |                         0.320 |                         2.000 | 
                Gli angoli zenitali (Z) sono espressi in gradi      centesimali, le distanze ed i valori calcolati di           D sono espressi metri.
      Esempio-1     
      Segue ora un esempio di poligonale elaborata sul piano di      Gauss.
     Lo scopo del rilievo era quello di fornire le coordinate      Gauss-Boaga di una serie di vertici di raffittimento di una rete      catastale preesistente.
     Si notano il modulo di deformazione medio della zona      interessata (0.9999331) ed i moduli di deformazione per i      singoli lati di poligonale. 
     La tabella dei dati presenta per ogni lato le correzioni di      convergenza in andata e ritorno e le distanze ridotte nelle      varie fasi del calcolo (Orizzonte -> Geoide -> Gauss).

           Esempio-2 
      Vediamo ora un esempio di applicazione del GEOIDE di QUOTA.
     Le operazioni di calcolo e compensazione della rete sono state      condotte nelle seguenti ipotesi:
     -              -          rete contenuta nel campo topografico     
     -              -          riduzione delle distanze al geode (sfera locale)      passante per la quota 1200 m.     
     Per giustificare le ragioni di tali scelte occorre risalire      alle finalità del rilievo. La rete sarà utilizzata per il      tracciamento di un’opera di ingegneria civile ed è pertanto      necessario utilizzare un sistema di riferimento che abbia i      seguenti requisiti:
     -              -          le distanze calcolate utilizzando le coordinate dei      punti devono essere per quanto possibile equivalenti a quelle      misurate sul terreno in corrispondenza dell’opera da realizzare;     
     -              -          gli angoli, calcolati come differenza di angoli di      direzione utilizzando le coordinate dei punti che li      definiscono, devono essere uguali a quelli misurati sul terreno.     
     Solo se queste condizioni sono verificate è possibile      effettuare operazioni di tracciamento, ossia di riporto sul      terreno di punti noti solo come coordinate.
     Per quanto riguarda la scelta della quota di riferimento è      importante notare che la riduzione delle distanze al geoide, se      si considera la quota assoluta dei punti, raggiunge valori      notevoli.
     Infatti l’opera in oggetto (galleria del Frejus) si sviluppa      ad una quota media di 1200 m e pertanto 10 Km effettivi di      galleria risulterebbero ridotti, se proiettati sul geoide, a
                  L0 = L1200 (1-Q/R) = 10000 *      (1-1200/6.37*106) = 9998.125 m
            cioè la galleria dovrebbe essere considerata quasi 2 m più      corta del suo reale sviluppo.     
     (A) Tabella misure rete geodetica galleria del Frejus

     B) Schema rete e risultati della compensazione:

      Si rammenta, a conclusione di questo esempio, che la rete in      oggetto presentava vertici con quote variabili da 1200 a oltre      3000 m; ciò può aiutare a meglio comprendere i valori di      correzione presenti nella tabella (A), realmente notevoli se      confrontati con le precisioni degli strumenti impiegati. In      situazioni di questo tipo l’adozione di una superficie di      riferimento di tipo non cartografico è una scelta oltre che      corretta anche obbligata.









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